Castelrotto: la fondazione

Il Knedelgrup nasce in maniera spontanea nell' estate del 2004 in quel di Castelrotto, ridente paesino dell'Alto Adige ai piedi della famosa Punta Santer. Eravamo andati a trascorrere una vacanza in montagna e dopo aver gustato alla sagra paesana i mitici knedel, Nico ha coniato il nome del gruppo che si è sempre distinto per avere al suo interno dei validi bongustai.

Il Knedelgrup, formazione 2008

Il Knedelgrup, formazione 2008

sabato 27 luglio 2013

La via Francigena di San Francesco secondo il Knedelgrup. Parte Prima: Perugia-Assisi.

Quest’anno cade il decennale del Knedelgrup. L’età avanza e, all’opposto, la volontà di camminare con lo zaino in montagna cala. Perciò decidiamo di camminare sì, ma sul piano. Scegliamo l’Umbria, e in particolare la via Francigena di San Francesco, ma alla fine la fatica non sarà poca, a causa degli effetti della settimana più calda dell’anno.
Rimarremo molto soddisfatti del percorso, partendo da Perugia, Valfabbrica, Assisi, Spello, Bevagna, Montefalco e Trevi, tanto da riconciliarci con il nostro splendido paese, pur provato dalla crisi economica, lo stallo politico, la crisi d'identità.
I borghi del centro Italia sono splendidi, le persone cordiali e ospitali, e non comprendiamo se non pensando alla crisi la gran quantità di stanze libere nelle strutture che ci ospitano.
Enzo si occupa dell’individuazione del percorso ideale (una ventina di chilometri al giorno, poco dislivello, paesaggi naturali), Daniela della logistica per il pernottamento.
Sedici i partecipanti, alcuni dei quali hanno partecipato a tutte e 11 le escursioni del decennale del Knedelgrup (questa è l’undicesima uscita che chiude il decennale): Claudia (10), Nevio (8), Susy (11), Erni (10), Beppe (5), Dander (11), Enzo (11), Daniela (11), Dario (11), Sergio (5), Grazia (6), Sonia (10), Nico (10), Erica (3), Roberto (1), Pierpaolo (1).
Dario e Daniela partono in anticipo, per raggiungere in treno Perugia e quindi recarsi a piedi a Ripa, dopo 21 km di percorso in 4 ore, guadagnando complessivamente 400 metri di quota.
Alle 17 lasciamo Perugia; dalla cattedrale di San Lorenzo imbocchiamo la strada lastricata che lievemente in discesa passa lungo le mura e ci porta con un cartello blu e giallo sulle orme di San Francesco.

Tutto il primo tratto (alcuni chilometri) da Perugia è sulla strada asfaltata, tra le automobili, anche se dopo qualche chilometro il paesaggio si apre. Fa molto caldo. Finalmente dopo una curva e controcurva si prende a destra per uno sterrato, ma non seguendo la prima indicazione che porta in un punto morto, ma seguendo un secondo cartello. 50 m più avanti, con la strada per Pretola, asfaltata, con un filare di querce si prosegue facendo attenzione a non sbagliare percorso portandosi a sinistra, ma seguendo ancora in giù leggermente a destra la strada fino ad arrivare ad un prato dove si segue verso Pretola.
Alle 18:45 arriviamo a Pretola. Anche il tratto dalla torre di Pretola proseguendo lungo il fiume non è molto ben segnato: si costeggia un campo sportivo e successivamente il Tevere. Si passano dei canneti lasciando a sinistra i sentierini che portano al fiume fino a raggiungere un ampio ponte pedonale con arcate in cemento (2-3 metri di larghezza) costruito nel 1993. Si passano i circa 200 m del ponte che supera l’ansa disegnata dal Tevere e alla fine, sulla sinistra, si può riempire d’acqua le borracce grazie ad una fontanella presente in un giardino pubblico. Il sentiero prosegue invece a destra per piegare quasi subito nuovamente di 180 gradi.
Superiamo Sant’Egidio alle 20:30. Siamo molto provati ed abbiamo ancora abbastanza strada da percorrere per Ripa, dove abbiamo appena individuato, con Internet, l’agriturismo Cannalicchio. Ci aspettano qui gli amabili Elio e Mirella, che dopo averci un po’ dissetato ci accompagnano al nostro appartamento.
 
 
 
 
 
 
Il giorno seguente rimaniamo ospiti dello splendido agriturismo, dove soggiorniamo completamente da soli, circondati dalla campagna con gli oliveti, i girasoli, la lavanda, godendo della grande e fresca piscina.
 
 
Il 27 luglio, giorno dell’incontro con gli altri componenti del Knedelgrup, Mirella ci accompagna in automobile fino a Valfabbrica, risparmiandoci 10 km di strada asfaltata percorsa dalle automobili.
Va detto che questo è un aspetto deleterio di queste prime giornate: gran parte del tragitto della via Francigena da Perugia si percorre su strada asfaltata tra le automobili, avendo anche poco margine stradale per una camminata sicura. E’ per questo che camminiamo sempre contromano, sul lato sinistro della strada, così da poter vedere per tempo le automobili che ci vengono incontro.
Ad un quarto d’ora dalla partenza da Valfabbrica si piega a destra lungo una strada sterrata. Qui incontriamo un nutrito gruppo di giovani lombardi accompagnati di un Don. Lungo questo tratto che porta nel bosco verso la pieve abbiamo dei filari di pioppi e salici lungo il torrente e un bel campo di malva mentre si prosegue lungo un itinerario con dei cartelli che riportano “Sentiero francescano della pace, secondo tratto Valfabbrica-Pieve di San Nicolò - Fosso Le lupe”.
9:15. Questo tratto è piacevole: ascoltando il canto degli uccellini vediamo un contorno di alberi di sanguinella, acero campestre, roverelle e poi piante di salvia su un ampio sentiero di 2 metri che costeggia un letto di torrente asciutto pieno di equiseti e rovo. Siamo perfettamente coperti dal bosco di querce; sulla destra vi è una azienda agrituristico venatoria recintata mentre sulla sinistra c’è il torrentello. Abbiamo ancora l’acero, la felce Pteridium acquilinum, olmi, cornioli. Il tratto è bello e piacevole anche perché ombreggiato e fresco.
9:20. Sulla strada c’è un rigagnolo d’acqua che rende fangoso il sentiero. Vi sono dei frassini. Si inizia ad arrampicarsi un po’ di più.
9:30. Fortunatamente il tratto è coperto da carpini, frassini, coronilla.. infatti fa molto caldo e la stradina scavata da canalicoli è ripidissima e faticosa a percorrersi.
9:45. Arriviamo ad un’ampia radura con sulla sinistra un campo di spighe di grano. Sentiamo frinire le cicale. Ci sono abbondanti ginestre e si vedono delle prime casette. Sui fiori sono presenti molte farfalle bianche con l’occhiello nero. Si prosegue in salita, poco sotto i 600 m di quota. Una bella caratteristica del paesaggio che notiamo più volte è la presenza di un’unica quercia solitaria al centro di un campo, probabilmente con lo scopo di dare un po’ di sollievo, con l’ombra, al contadino che lavora sotto al sole.
Alle 10:00 si conclude l’eterna salita presso un bivio che indica “Assisi - La Verna - Valfabbrica -Gubbio”. Scendiamo sempre lungo l’indicazione della via Francigena di San Francesco circondati da campi coltivati, sempre contraddistinti da un albero solitario al centro del campo. Con questa discesa ci congiungiamo ad una strada sterrata che proviene da destra e proseguiamo in leggera discesa a sinistra. Poi la strada si inerpica nuovamente. Caratteristico è l’ingresso delle ville agresti con cancellata in ferro e colonne in mattone rosso.
Dopo 10’ arriviamo alla Pieve di San Niccolò dove, salendo i gradini, sulla destra, ci abbeveriamo ad una bella fontanella.
Ripartiamo dalla Pieve alle 10:45 entrando su una strada asfaltata non trafficata. Il paesaggio attorno è formato da oliveti, campi da sfalcio e davanti a noi spicca in lontananza la rocca di Assisi.
Alle 11:00, in corrispondenza ad un grande cartello che riporta informazioni sulla vita di San Francesco, ci buttiamo a sinistra su una sterrata che passa tra le campagne. Ci sono l’orniello, il ginepro, la roverella, la ginestra e sempre il solito accompagnamento sonoro delle cicale. Sulla sinistra è evidente la presenza di flysch. Si scende abbastanza rapidamente lungo la campagna seguendo chiare indicazioni. Troviamo la canna Arundo donax, l’asparago, la ginestra, la robinia, il pioppo nero. Il tratto è molto scosceso e ghiaioso, quindi si rischia di scivolare. Si ricomincia la salita e si trovano il pioppo bianco e il pioppo tremolo. Nel cielo vola sui campi aperti l’albanella reale.
Con la rocca sempre avanti a noi passiamo begli uliveti e vigneti. Alla fine della discesa, in prossimità di un sito con grandi cartelli che parlano di san Fransceco e una strada sterrata che scende dalla destra, si guada il torrente.
Alle 11:40 proseguiamo in un continuo saliscendi: a sinistra abbiamo un ampio spazio occupato dal vigneto, con uno splendido casolare. Di nuovo su strada asfaltata, notiamo le foglie regolarmente alterne dell’olmo. Oltre alla farfalla bianca con occhiello nero c’è la Farfalla zebrata (Iphiclides) gialla-blu-nera-arancione con i bei speroni sul posteriore. Vediamo un gheppio in volo, a caccia di micromammiferi.
A mezzogiorno, sempre con la rocca ben visibile avanti a noi, arriviamo sulla strada asfaltata (statua di Padre Pio) che imbocchiamo verso sinistra (non a destra, come verrebbe da fare vedendo la vicinanza della rocca). Questo tratto è su asfalto e bisogna camminare sul margine perché 2-3 macchine al minuto ci passano. E’ il primo tratto di oggi su asfalto. In poco tempo, alle 12:10 arriviamo ad un ampio parcheggio con grandi frassini maggiori ed una imponente quercia posta davanti al bel ponte medievale.


 
L’ultimo tratto dal ponte medievale ad Assisi è su asfalto con una piccola copertura di bosco ma molto ripida e faticosa, con la presenza sempre di automobili.
Ad Assisi incontriamo i compagni di viaggio, alcuni giunti qui in treno, altri in automobile. Pernottiamo presso il convento delle Benedettine in via Apollinare. Il convento è molto bello e silenzioso, e commentiamo che “fare la suora” per qualche tempo non dev’essere niente male, lontani dal logorio e dal caos cittadino lavorativo.

 Il torrido tardo-pomeriggio e la sera li passiamo a visitare la città, rimanendo in particolare colpiti dalla bellezza della Basilica di San Francesco e della sua cripta. Assisi ha un fascino medievale, si respira la storia, ed è ancora più suggestiva al calar del sole. Coinvolgente anche il concerto dei 500 fiati diretto nella piazza centrale soffiando un Rossini.

Domani una dura salita ci aspetta: l’Eremo delle Carceri e poi giù, fino a Spello. Temiamo il caldo, e facciamo bene perché i telegiornali non fanno che segnalare le conseguenze nefaste del periodo più caldo dell’anno.

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