Castelrotto: la fondazione

Il Knedelgrup nasce in maniera spontanea nell' estate del 2004 in quel di Castelrotto, ridente paesino dell'Alto Adige ai piedi della famosa Punta Santer. Eravamo andati a trascorrere una vacanza in montagna e dopo aver gustato alla sagra paesana i mitici knedel, Nico ha coniato il nome del gruppo che si è sempre distinto per avere al suo interno dei validi bongustai.

Il Knedelgrup, formazione 2008

Il Knedelgrup, formazione 2008

martedì 26 luglio 2011

New York, marzo 2011

Ecco il link al filmato della nostra vacanza.

5 marzo 2011 - Sveglia alle 3:20 a Trieste e partenza alle 4:00. Dopo 1h40 siamo al parcheggio di Venezia e un quarto d’ora più tardi in aereoporto, così da partire comodamente alle 7:00 (non senza un po’ di suspance per la mancanza del visto ESTA di Giulio, poi ritrovato, ma guadagnando tempo per il fatto di aver fatto il preimbarco via Internet).

Arriviamo a Parigi alle 8:55 e la salutiamo alle 10:30; qui si dimostrano molto più timorosi e controllano tutti i passeggeri in modo anche poco garbato. Non solo orologi e scarpe sulla pedana, ma anche una distribuzione sul tavolo di tutti i 10 kg di apparecchiature fotografiche che mi porto dietro, cosa che non mi era mai successa altrove. Da questo momento ci vorranno 8 ore per arrivare a New York, anche se formalmente ci arriveremo attorno alle 13:00, a causa del fuso orario (in Italia ci sono 6 ore in più).

Durante il lungo viaggio si inganna il tempo guardando qualche film, leggendo un libro, e osservando sulla mappa di viaggio il punto in cui si trova: ora siamo sopra a Grand Manan Island e puntiamo su Portland e Boston.

Alle 12:30 iniziamo decisamente a scendere di quota (da 12 mila metri a 600) e la temperatura esterna passa da -69° a +8°. Ora si vede bene Manhattan. Abbiamo percorso 5840 km e il nostro 5 marzo durerà 30 ore!

Decidiamo di prendere un taxi per raggiungere la nostra abitazione a Brooklyn. Rispetto ai 45-50 dollari previsti, l’autista ce ne chiede 70, così decidiamo di non lasciargli quel 15% di mancia che solitamente va prevista.

Il nostro viaggio sul taxi è molto movimentato dato che il taxista zigzaga tra le corsie come un forsennato mentre il traffico è intensissimo nell’ora di punta.

Alle ore 15 prendiamo possesso della casa, prenotata direttamente dal sito "HomeAway" già a novembre, dove dopo 3 ore arriveranno i nostri coinquilini nonché compagni di avventura: Nico e Sonia. Dopo aver sistemato le nostre cose nel comodo appartamento ci muoviamo immediatamente verso la stazione della metro dove comperiamo delle Metro Card da 29$ per 7 giorni di spostamento con bus, metro e treno.

Dal quartiere dove ci troviamo quindi, attraverso la metro, raggiungiamo in poco più di mezz’ora il fantastico Ponte di Brooklyn nelle vicinanze del quale conosciamo un italiano della provincia di Biella che 5 anni prima si era trasferito con la famiglia a New York causa crisi del settore tessile in cui lavorava.

Il Ponte di Brooklyn, completato nel 1883, è il primo ponte costruito in acciaio ed ha rappresentato per lungo tempo il ponte sospeso più grande al mondo. Collega tra di loro l'isola di Manhattan ed il quartiere di Brooklyn (un tempo due cittadine distinte dello Stato di New York, oggi due quartieri) attraversando il fiume East River.

La costruzione del ponte richiese la manodopera di 600 operai dei quali 27 persero la vita per embolia gassosa dopo aver effettuato immersioni nelle camere di scavo sottomarine.

Il ponte è costituito da 4 cavi d'acciaio assicurati ad ancoraggi fissati ad apposite piastre (una per ogni cavo) contenute all'interno di calotte di granito alte fino a 3 metri e poste agli estremi del ponte stesso. Due piloni, posti a circa 300 metri dalle calotte, poggiano su cassoni grandi come 4 campi da tennis, e vengono utilizzati come punti di ancoraggio per i cavi grazie a piastre a sella poste sulle loro sommità.


Una volta completato, il ponte si presentava con una struttura a 5 corsie. In passato le due corsie esterne venivano impiegate per il transito di carrozze, le due corsie intermedie per il transito delle cabine della teleferica e la corsia centrale per quello dei pedoni. Oggi le corsie esterne ed intermedie (diventate 6 in totale, 3 destinate al traffico in direzione Brooklyn e 3 destinate a quello in direzione Manhattan) sono destinate ai mezzi a motore e quelle centrali sono per metà pista pedonale e per metà pista ciclabile. Sulla pista ciclabile bisogna fare attenzione, se si è a piedi, in quanto i ciclisti mal gradiscono i pedoni e suonano e imprecano ai contravventori.

Dopo Brooklyn scendiamo a visitare il parco dove Woody Allen ha girato alcune scene dei suoi film e ammiriamo il Manhattan Bridge dove Giulio ricorda che sul ponte si è girata una scena del film “Perham 123” con John Travolta e Denzel Washington.

La sera rientriamo alle 18 giusto per incontrare Nico e Sonia i quali, come noi, apprezzano l’accoglienza della casa e dei signori Stefan e Wagaye Bayer.

Per la cena decidiamo di andare in un ristorante messicano lì vicino dove mangiamo l’Asada, Guacamole, Burritos e i Tacos al pastor. Per quanto riguarda le bibite (6 birre Corona) dobbiamo prenderle fuori in un market perché il locale non ha la licenza per venderle.

Il 6 marzo inizia con la connessione internet per i saluti a casa; comperiamo la 7-Day Unlimited-Ride MetroCard, che costa $29, valida per 7 giorni di viaggi illimitati su subway e local bus fino alla mezzanotte del settimo giorno dalla prima convalida.

Nella subway non bisogna guardare i colori: a differenza di tutte le altre metropolitane del mondo a New York più linee condividono lo stesso identico colore (ad esempio le linee 1, 2 e 3 sempre tutte rosse o le linee 4, 5 e 6 sempre tutte verdi), quindi bisogna sempre riferirsi al numero od alla lettera. A Manhattan, per capire in quale direzione è diretto un convoglio, si usa “uptown” (northbound) e “downtown” (southbound). Tutto sommato ce la caviamo bene, senza errori eclatanti e con qualche discesa all’ultimo secondo.

Acquistiamo anche il City pass: 79$ adulti, 59$ per i minorenni. 6 le attrazioni che scegliamo, e il prezzo del biglietto intero ci conferma di fare un buon affare: Empire (21$), Met (20$), Museum of Natural History (16$), MoMA (20$) oltre a due scelte tra Statue of Liberty (12$+10$) o Circle Line Cruise (31$) e Guggenheim (18$) o Top of Rock (22$). Scegliamo le combinazioni in modo da risparmiare di più (ad esempio inserendo il Circle line Cruise), acquistando a parte i biglietti meno costosi.

Alle 9 partiamo per Harlem, verso una chiesa dove si canta il Gospel.

La chiesa più famosa ha una fila mozzafiato al suo esterno, ma una donna nera “acchiappaturisti” ci invita e seguirla e in 10 minuti ci porta in una meno nota ma dove ugualmente si canta e, soprattutto, dove c’è posto a sedere. Entriamo alle 11 e… alle 12:20 cominciamo a guardare l’uscita. Mentre Dario e Sonia partecipano entusiasti ai canti, i compagni di viaggio mostrano evidenti segni di impazienza: Daniela respira a fondo e quasi sbuffa tenendo gli occhi fissi sul pavimento mentre Nico, gli occhiali sollevati sulle sopracciglia e le mani intrecciate in appoggio sulle ginocchia, tradisce con il labbro inferiore l’esaurirsi dell’interesse. E’ stato divertente seguire il rito e partecipare alla “festa” cantando con quella trentina di fedeli e quel centiniaio di turisti, curiosi come noi; uno dei tre preti (bishop) che si alternano nella funzione con canzoni e grida (alle quali il pubblico risponde con alleluja e “alone, alone”) invita tutti i turisti a presentarsi con nome e paese d' origine. Divertente, si diceva, ma dopo un’ora e mezza può bastare, così usciamo con discrezione, nonostante occupiamo le prime file, approfittando di un lungo momento di concentrazione del prete spalle al pubblico.

Verso sera visitiamo l’Apple Store, dove non meno di una cinquantina di commessi ci invita a provare il nuovo ipad2 che uscirà ufficialmente fra due giorni. I prezzi sono quelli italiani, ma in dollari anziché in euro, e considerato che un euro vale 1,40 dollari…



Ceniamo sotto al Brooklyn Bridge, da Grimaldi’s, una pizzeria spettacolare per le pizze enormi servite su un “piatto a castello” sopraelevato, per lasciar spazio, al piano di sotto, ai piatti dove ciascuno mangia il suo pezzo di pizza. 125$ ci sembrano adeguati per 4 megapizze e 15 birre!

Il 7 marzo comincia a Penn Station, raggiunta con l’uso di 3 metro; siamo vicini al Madison Square Garden. Da lì in 10 minuti raggiungiamo il B&H Photo, dove guardiamo molte apparecchiature fotografiche e acquistiamo la telecamerina GoPro che servirà più tardi per riprendere il percorso del Circle Line, attorno all’isola di Manhattan.

Di corsa quindi al Pier 83 situato sull’Hudson per imbarcarci con il Circle Line.

La Circle Line è la compagnia più famosa e organizza crociere dal 1908. La nostra 3 Hour Full Island Cruise, circumnavigazione completa di Manhattan, è operativa tutto l’anno. Con 4$ in più rispetto ai 31$ del biglietto ci garantiamo un’ora in più di viaggio, giungendo fino all'altezza della E 96th St. Il panorama è splendido e la giornata ci aiuta.


Alle 3 del pomeriggio (pm, come indicano qui) scendiamo e ci dirigiamo verso il Rockfeller Center (Top of the Rock).

Esso sorge nel punto dove più alta è la concentrazione di grattacieli a Manhattan. Il Rockefeller Center è un altro mito di New York. La coda (siamo a marzo!) procede veloce, una ventina di minuti. I piani panoramici a cui accedi con l’unico biglietto sono tre: il 67° ed il 69° hanno grandi vetrate panoramiche, il 70° ed ultimo piano è invece open air ed offre una vista a 360 gradi sull’intera città. Ci troviamo 260 metri sopra Rockfeller Plaza.

L’ascensore percorre in 43 secondi i 67 piani che ci portano alla terrazza panoramica. La salita è remunerativa (certo, a piedi sarebbe un’altra cosa), ma gli preferiamo la vista all’Empire, che visiteremo più avanti.

La serata la passiamo al Madison per la partita vinta dai Knicks contro Utah Jazz; non mi lasciano portare la Canon 7D, ritenuta troppo professionale, che, con una mia certa titubanza, mi costringono a lasciare all’ingresso. 60$ per un biglietto non sono pochi, ma questa non è solo una partita, ma uno spettacolo di musica, personaggi (tra un tempo e l’altro ci vengono presentati tra gli altri il regista Spyke Lee e il pugilatore Joe Frazier) e luci.

Prima di rientrare a casa, ci meravigliamo alle luci notturne di Times Square, piena di negozi spettacolari, come quello della Swatch con i suoi lampadari costruiti con orologi.


















continua.....

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